domenica 15 marzo 2009

Area 4: RIVALSA
L’area 4, come già percepito nel sopralluogo, è un’area ignorata. L’atteggiamento delle persone è di non curanza. Ne scaturisce una volontà di affermazione e rivalsa che dovrà caratterizzare l’aspetto del progetto. Ma non solo. Il luogo dovrà divenire un polo di riferimento per la collettività con l’attribuzione di funzione prevalente di Mixitè rappresentata dall’information exchanging, ovvero dei servizi, rivolti alla collettività o al singolo, per le relazioni ed i conflitti con amministrazioni pubbliche e privatei (es. difensore civico, associazione dei consumatori, ecc.), divenendo così un ‘punto di accumulazione’.
Per quanto riguarda l’idea spaziale/organizzativa, non è ancora molto dettagliata. In questo caso però mi viene spontaneo immaginare, un edificio con una numerosa quantità di ingressi, a rappresentare un invito, quasi pressante, ad entrare, ad avvalersi dell’opportunità creata da un nuovo polo locale.
Area 5: RADICI
L’area 5 è luogo di memoria locale. Le persone del posto lo considerano tale, e i resti della locanda riportano chiunque ad un passato non troppo lontano.
La funzione di mixitè prevalente è, in questo caso, il creating, ovvero aree in cui la collettività potrà elaborare ed approfondire tematiche legate al luogo.
Area 14: CADUCITA’
L’area del mercato è luogo di transizione. E’ luogo di incontri momentanei, di chiacchiere veloci. L’area stessa è di passaggio, indipendentemente dal mercato, posta tra due stazioni metro pronte a “portarti lontano” all’interno della città. L’ispirazione al caduco, al momentaneo, alla labilità, scaturisce spontanea.
Altrettanto spontanea è l’attribuzione di funzione prevalente di exchanging, che contiene in sé la stessa natura del luogo.






MUSEO EBRAICO DI BERLINO (Daniel Libeskind, 1999)




Oltre alle evocazioni di dolore dell’esterno dell’edificio, ottenuta con le feritoie come lacerazioni sulla pelle, l’interno conduce il visitatore dentro un percorso interiore, mettendolo in contatto con emozioni assopite. I percorsi sanno suscitare l’orrore di un ricordo agghiacciante (come nella torre dell’olocausto), il disorientamento dell’esilio (nel giardino E.T.A. Hoffman) e della prigionia, ma anche la speranza, riallacciando il racconto di una tragedia al percorso storico dell’intera umanità.


Questo edificio è il mio paradigma. E’ capace di coinvolgere, emozionare, raccontare. Da solo esprime il contenuto, l’ispirazione del progetto.

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