Concetti :
-"Google ci avvicina a dio"
-"Galileo sfida il concetto cristiano di dio" (con immagine massonico/esoterica finale)
-"Mondo come automa" (applicato solo alla natura?),
d'accordo il rifiuto per il concetto di dio e per la chiesa, ma colui/colei che ha espresso pubblicamente questi concetti da che parte sta?
domenica 9 agosto 2009
mercoledì 29 aprile 2009
INFINITO VS? FINITO
Io Libeskind non lo conoscevo. Non lo conosco. Nell'obbligo di cercare un progetto guida per la prima "consegna" del laboratorio, ho cercato tra le immagini della mia terribile ignoranza e quelle della rete, appiattite sulla sperficie di un monitor, più superficiale di una semplice bidimensionalità di carta. E' stato istinto.
Poi penso e rifletto, giro e ripenso e mi aggroviglio in un complicato giro di idee e concetti e volontà deviate. Torno al punto di partenza (sono "affetta" da maratonda?).
Avevo già scritto in una e-mail al prof. Saggio le mie perplessità sull'estromissione del concetto di infinito, liquidato con la semplice convergenza di due linee parallele. Lo sforzo mentale per comprendere tale concetto nega il concetto stesso, perchè costringe la mente ad uno sforzo IRRAZIONALE che tutto è tranne che un concetto finito. Il finito è pura razionalità, l'irrazionalità è puro infinito. Eppure coesistono e la loro copresenza giustifica l'una all'altra. Non conosceremmo la razionalità senza irrazionalità e viceversa. Ecco: si aggroviglia di nuovo tutto...
Poi mi chiedo che fine ha fatto l'uomo, stesso interrogativo espresso nella e-mail sopra citata. Se l'uomo fa parte di un ciclo naturale chiuso, con lo stesso valore di una pianta o di un corso d'acqua o di un insetto, fa pace con la terra ma perde il senso dell'universo e della propria singolarità...
E se allargassimo la ciclicità all'universo intero, ai pianeti (abitati?), alle stelle e chissà quant'altro ancora? L'uomo che fine fa... si annulla nella sfera di raggio in espansione di questo universo, ma si ritrova nella propria capacità di pensarsi dall'esterno, di acquisire valore proprio perchè capace di concepire INFINITI.
Torna la linea di Libeskind. Solo questo per ora ho compreso di lui. Tratto limitato e spezzato, ma segmento di un cerchio di raggio infinito...
domenica 15 marzo 2009
Area 4: RIVALSA
L’area 4, come già percepito nel sopralluogo, è un’area ignorata. L’atteggiamento delle persone è di non curanza. Ne scaturisce una volontà di affermazione e rivalsa che dovrà caratterizzare l’aspetto del progetto. Ma non solo. Il luogo dovrà divenire un polo di riferimento per la collettività con l’attribuzione di funzione prevalente di Mixitè rappresentata dall’information exchanging, ovvero dei servizi, rivolti alla collettività o al singolo, per le relazioni ed i conflitti con amministrazioni pubbliche e privatei (es. difensore civico, associazione dei consumatori, ecc.), divenendo così un ‘punto di accumulazione’.
Per quanto riguarda l’idea spaziale/organizzativa, non è ancora molto dettagliata. In questo caso però mi viene spontaneo immaginare, un edificio con una numerosa quantità di ingressi, a rappresentare un invito, quasi pressante, ad entrare, ad avvalersi dell’opportunità creata da un nuovo polo locale.
Area 5: RADICI
L’area 5 è luogo di memoria locale. Le persone del posto lo considerano tale, e i resti della locanda riportano chiunque ad un passato non troppo lontano.
La funzione di mixitè prevalente è, in questo caso, il creating, ovvero aree in cui la collettività potrà elaborare ed approfondire tematiche legate al luogo.
Area 14: CADUCITA’
L’area del mercato è luogo di transizione. E’ luogo di incontri momentanei, di chiacchiere veloci. L’area stessa è di passaggio, indipendentemente dal mercato, posta tra due stazioni metro pronte a “portarti lontano” all’interno della città. L’ispirazione al caduco, al momentaneo, alla labilità, scaturisce spontanea.
Altrettanto spontanea è l’attribuzione di funzione prevalente di exchanging, che contiene in sé la stessa natura del luogo.
L’area 4, come già percepito nel sopralluogo, è un’area ignorata. L’atteggiamento delle persone è di non curanza. Ne scaturisce una volontà di affermazione e rivalsa che dovrà caratterizzare l’aspetto del progetto. Ma non solo. Il luogo dovrà divenire un polo di riferimento per la collettività con l’attribuzione di funzione prevalente di Mixitè rappresentata dall’information exchanging, ovvero dei servizi, rivolti alla collettività o al singolo, per le relazioni ed i conflitti con amministrazioni pubbliche e privatei (es. difensore civico, associazione dei consumatori, ecc.), divenendo così un ‘punto di accumulazione’.
Per quanto riguarda l’idea spaziale/organizzativa, non è ancora molto dettagliata. In questo caso però mi viene spontaneo immaginare, un edificio con una numerosa quantità di ingressi, a rappresentare un invito, quasi pressante, ad entrare, ad avvalersi dell’opportunità creata da un nuovo polo locale.
Area 5: RADICI
L’area 5 è luogo di memoria locale. Le persone del posto lo considerano tale, e i resti della locanda riportano chiunque ad un passato non troppo lontano.
La funzione di mixitè prevalente è, in questo caso, il creating, ovvero aree in cui la collettività potrà elaborare ed approfondire tematiche legate al luogo.
Area 14: CADUCITA’
L’area del mercato è luogo di transizione. E’ luogo di incontri momentanei, di chiacchiere veloci. L’area stessa è di passaggio, indipendentemente dal mercato, posta tra due stazioni metro pronte a “portarti lontano” all’interno della città. L’ispirazione al caduco, al momentaneo, alla labilità, scaturisce spontanea.
Altrettanto spontanea è l’attribuzione di funzione prevalente di exchanging, che contiene in sé la stessa natura del luogo.
MUSEO EBRAICO DI BERLINO (Daniel Libeskind, 1999)
Oltre alle evocazioni di dolore dell’esterno dell’edificio, ottenuta con le feritoie come lacerazioni sulla pelle, l’interno conduce il visitatore dentro un percorso interiore, mettendolo in contatto con emozioni assopite. I percorsi sanno suscitare l’orrore di un ricordo agghiacciante (come nella torre dell’olocausto), il disorientamento dell’esilio (nel giardino E.T.A. Hoffman) e della prigionia, ma anche la speranza, riallacciando il racconto di una tragedia al percorso storico dell’intera umanità.
Questo edificio è il mio paradigma. E’ capace di coinvolgere, emozionare, raccontare. Da solo esprime il contenuto, l’ispirazione del progetto.
domenica 8 marzo 2009
La porzione di città che accoglie le aree ‘candidate’ alla progettazione del Laboratorio IV, sembra, ad una prima analisi, fornita di tutti i principali servizi. Le persone interrogate hanno fatto riferimento anche alla comodità delle connessioni (metro, bus ecc.) e alla piacevole presenza del verde pubblico. L’altezza dei palazzi crea, tuttavia, differenze di percezione, attribuendo alle aree più densamente popolate una maggiore lontananza dalla scala umana, e una maggiore discrepanza tra area pubblica e area privata. E' comunque, in linea generale, una città dai connotati pianificati, dove sono razionalmente distribuiti i famosi standard urbanistici, e dislocati al piano terreno i servizi privati locali.
Le aree prescelte da me sono : 4,5,14.
Due delle tre aree (4 e 5) hanno una particolarità: le ho percepite come più vuote delle altre. Infatti insieme ad altre aree (31, 32 ,7) accolgono su di sé facciate cieche. La sensazione che ne deriva è un “atteggiamento” di indifferenza, da parte dei palazzi con facciata “vuota”, nei confronti dell’area libera prospiciente. Un’indifferenza che le rende ancora più degne di rivalsa, dimostrando, con un progetto, che la validità di un luogo non dipende solo dagli occhi di chi guarda (male).
L’area 4 (foto1), nonostante sia usata come area di parcheggio e deposito privato, è letto come 'non luogo' anche dalle persone, che depositano sul suo perimetro rifiuti (foto2)
Due delle tre aree (4 e 5) hanno una particolarità: le ho percepite come più vuote delle altre. Infatti insieme ad altre aree (31, 32 ,7) accolgono su di sé facciate cieche. La sensazione che ne deriva è un “atteggiamento” di indifferenza, da parte dei palazzi con facciata “vuota”, nei confronti dell’area libera prospiciente. Un’indifferenza che le rende ancora più degne di rivalsa, dimostrando, con un progetto, che la validità di un luogo non dipende solo dagli occhi di chi guarda (male).
L’area 4 (foto1), nonostante sia usata come area di parcheggio e deposito privato, è letto come 'non luogo' anche dalle persone, che depositano sul suo perimetro rifiuti (foto2)
L’area 5, invece, ha ben tre facciate vuote (foto 3 e 4) che, direttamente o indirettamente, si affacciano su di essa; però è situata in un’area in cui si respira un’atmosfera più locale, dove la gente usa la strada un po’ più come propria, e cura, ad esempio, anche gli animali randagi della zona, eletti così a componenti di diritto della comunità.
Due aree vicine, così apparentemente simili eppure così diverse…
Limitrofa all'area 4 sopra descritta, presenta la vivacità tipica dei mercati, fatta di voci e colori, soprattutto dei banchi di ortofrutta (foto 5 e 6).
E' posto tra due fermate metro (Colli Albani e Arco di Travertino) e accoglie, se non la clientela, sicuramente il passaggio di un folto numero di persone, essendo limitrofo a servizi di interesse collettivo (scuole, chiesa).
Nonostante l'area non sia libera, sia per struttura che per funzione, essa assume un ruolo labile dal punto di vista architettonico.
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